di Giuseppe Bellissimo – Preciso fin da subito che quest’articolo non è indirizzato ai body builder, non parleremo di muscoli o esercizi per i bicipiti ma del funzionamento della nostra democrazia attraverso i partiti.
L’articolo 49 della nostra Costituzione recita: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.
Che bellezza! Dopo 20 anni e più di oppressione, quanta libertà di interpretazione e voglia di concorre verso il bene comune. I partiti che hanno concorso alla stesura della Costituzione hanno proprio pensato a tutti, nessuno escluso. Nessuno doveva restare fuori.
Nella costruzione della nuova Repubblica appena uscita dalla seconda guerra mondiale i partiti dovevano assolvere sia la funzione di partiti organizzazione sia di partiti elettorali. Avevano il compito di formare i cittadini in funzione delle ideologie alle quali il partito si ispirava, ma sempre nell’ottica di anello di congiunzione tra società e Stato.
Il cittadino riceveva e acquisiva consapevolezza politica/istituzionale che la scuola o la società non potevano garantire. Attraverso questo sistema i partiti valutavano il consenso, acquisivano visioni differenti e potevano estrapolare dalla società quei cittadini che, attraverso un percorso di formazione, potevano ambire alla candidatura e a ricoprire cariche pubbliche.
Il processo di selezione dei politici passava dalle sezioni locali ai consigli comunali, dalle sedi provinciali o regionali ai consigli provinciali o regionali e così via. Vi era de facto un obbligo di “Cursus onorum”, un percorso di elaborazione e valutazione dell’operato, di conoscenza del territorio di riferimento, un processo di consapevolezza istituzionale e di visione dello Stato e degli ideali.
Dopo la crisi di Tangentopoli e lo scardinamento di questo sistema il ruolo dei partiti organizzazione è venuto meno, lasciando il passo ai partiti elettorali.
Le ragioni di questa trasformazione sono certamente svariate, far parte di un partito politico è diventato più impegnativo:
– la complessità è certamente aumentata, non solo dei problemi e delle soluzioni ma anche nei rapporti tra istituzioni democratiche e tecnocratiche, nonché nelle procedure decisionali, amministrative e legislative;
– la crescita dei compiti assegnati allo Stato a seguito delle richieste di tutela dei diritti da parte dei cittadini;
– l’indebolimento degli Stati nazionali che per soddisfare le moderne esigenze del cittadino devono avallare accordi con altri paesi e organi sovranazionali, in una complessa rete di relazioni che spesso risultano incomprensibili al cittadino;
– l’accelerazione del progresso tecnologico che fa sorgere nuovi problemi alla politica e accorcia le tempistiche entro cui le istituzioni democratiche devono trovare soluzioni.
Ma i problemi più significativi rimangono due: come selezionare la classe politica?
E soprattutto come rendere consapevoli i cittadini?
Sembrerà assurdo e controfattuale, ma da questo punto di vista abbiamo bisogno di “più Stato” e bilanciare con appositi organi di stampo epistocratico le istituzioni democratiche.
Delle palestre appunto, delle “palestre di cittadinanza”.
I cittadini hanno necessità di impegnarsi nella vita comune, devono conoscere il funzionamento delle istituzioni, della politica e dell’amministrazione, altrimenti al voto arriveranno scarni di qualsiasi nozione fondamentale, colmi solo delle proprie convinzioni da tifosi.
Sul fronte dell’elettorato passivo, non possiamo ammettere che vadano in Parlamento o nei consigli regionali persone che non hanno mai avuto esperienze politiche e tantomeno esperienze lavorative di livello adeguato, la rappresentanza senza la competenza non ha alcun valore.
Il partito Epistocrazia, equidistante a ogni posizione politica, ma di convinte posizioni liberali, europeiste e repubblicane, vuole porre rimedio a questa mancanza di connessione e si pone come il futuro anello di congiunzione tra Stato e società consapevole, come partito organizzazione e filtro di istanze popolari con solide radici ideologiche e fattuali.